Come ormai saprete, la missione di Poliferie è combattere le disuguaglianze creando opportunità, in modo da permettere a tutti un futuro migliore. Oggi, analizzeremo il divario tra Nord e Sud, e in particolar modo come questo influisce sull’istruzione.
L’istruzione nel Mezzogiorno
Il ritardo dello sviluppo del Mezzogiorno, contrariamente all’immaginario comune, non riguarda solo la sfera economica, ma soprattutto i servizi essenziali tra cui l’istruzione. Proprio in questi, infatti, i divari territoriali appaiono particolarmente marcati, non tanto per una carenza di risorse, quanto per una minore efficienza nel loro impiego. La disparità economica, quindi, è solo che la conseguenza di un problema ben più radicato.
Una prima impressione dei divari territoriali può essere tratta guardando all’incidenza nella popolazione residente di quanti abbiano titoli di studio oltre la scuola dell’obbligo (diplomati e ancor più laureati), o di chi sia analfabeta o privo di titolo di studio. Secondo un report dell’Istat del 2021, nel Nord e nel Centro circa il 45% è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,3% e 24,2% rispettivamente nel Nord e nel Centro), mentre la popolazione residente nel Mezzogiorno è meno istruita: il 38,5% degli adulti ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,2% ha raggiunto un titolo terziario.
L’abbandono scolastico
Inoltre, nel 2020, i giovani che hanno abbandonato gli studi sono stati il 13,1%. Il maggior numero, cioè il 16,3%, è stato registrato nel Mezzogiorno, l’11,0% al Nord e 11,5% al Centro. L’abbandono scolastico, sottolinea l’Istituto di ricerca, è maggiore tra gli studenti i cui genitori hanno conseguito solo la licenza media o che esercitano una professione non qualificata oppure non hanno un’occupazione stabile.
La diaspora del capitale umano
Questi dati però non rispecchiano il vero capitale umano presente al Sud. Nel 2018, circa 158 mila unità studenti meridionali risultavano iscritti nelle Università del Centro-Nord. Un fenomeno divenuto via via più consistente nel corso degli anni. Considerando che nello stesso anno il totale degli studenti meridionali iscritti ad un qualsiasi Ateneo era di circa 685 mila, c’è stata una perdita netta di circa il 23% del totale della popolazione universitaria del Mezzogiorno.
I motivi di questa emigrazione unidirezionale sono ben noti: la maggior concentrazione di opportunità di lavoro nel Centro e Nord del Paese innesca un circolo virtuoso di concentrazione di talento e capitale umane nei grandi centri del Nord Italia, che presentano salari più alti e opportunità di crescita, nonché un più basso livello di criminalità organizzata e una maggior efficienza dei servizi pubblici.